Introduzione al Progetto Rachele
Nell'anno 2024, oltre ai weekend di full immersion,
verranno offerti incontri in diverse regioni italiane.
Così La Vigna di Rachele,
apostolato internazionale che accompagna le donne, uomini e coppie
nel cammino verso la guarigione post-aborto,
riprenderà in maniera piu' visibile le sue attività
dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia.
Per informazioni cliccate QUI!
Che
cos’è il Progetto Rachele ?
Progetto Rachele è
il nome
dell’apostolato diocesano della Chiesa
Cattolica, fondato quasi 40 anni fa neglia Stati Uniti, che offre vari
percorsi di guarigione interiore per coloro che sono stati coinvolti
nell'esperienza dell'aborto procurato ("interruzione volontaria di
gravidanza", "aborto volontario" oppure "aborto terapeutico").
Il suo nome deriva dalle Sacre Scritture:
“Si
è udita una voce a Rama,
un lamento, un pianto amaro!
Rachele piange i suoi figli;
lei rifiuta di essere consolata
perchè i suoi figli non sono
più.
Così
dice il SIGNORE:
Trattieni la tua voce dal piangere,
i tuoi occhi dal versare lacrime;
poichè l'opera tua
sarà ricompensata...
C'è
speranza per il tuo avvenire...”
-
Geremia 31 : 15-17
Il
Progetto Rachele è
stato
fondato nel 1984 nella
Arcidiocesi di Milwaukee (USA) da Victoria Thorn. E' diventato
l’apostolato diocesano
per la guarigione spirituale dopo l’aborto della Conferenza
Episcopale
Cattolica degli Stati Uniti.
I Progetti Rachele sono attivi in più di 100
diocesi negli
Stati Uniti. L’apostolato
è presente anche in
Canada, Spagna, Bahamas, Nuova Zelanda,
Australia, e in via di sviluppo in Messico, Ucraina, Slovacchia,
Romania, Hong
Kong, e Paesi dell'Africa e America Latina.
Come funziona
il Progetto
Rachele?
Il
Progetto Rachele è
offerto in ogni diocesi dove esso è presente con la piena
approvazione del
Vescovo locale. Il Progetto è composto principalmente
da una
rete di sacerdoti,
psicologhe e assistenti
sociali cattoliche, personale dei consultori
cattolici,
suore, e compagne laiche,
tutti formati a fornire un supporto
psico-spirituale a coloro che stanno soffrendo dopo l'esperienza
dell'aborto.
In
ogni diocesi viene creato un sistema di accesso ai servizi via
telefono ed
e-mail. La persona che ha bisogno di aiuto viene messa in
contatto con una operatrice del servizio secondo i
propri bisogni.
In aggiunta a consulenze
individuali, alcuni programmi
offrono diverse
modalità
per facilitare la guarigione post-aborto, incluso gruppi di
supporto settimanli e ritiri di fine settimana (es. La Vigna di
Rachele).
Ci sono delle diocesi che promuovono la pratica del "Rosario per Rachele" e altre preghiere per le persone che hanno vissuto
questo dramma o che lo stanno vivendo nel momento..
Altri Progetti Rachele offrono periodicamente una
Liturgia di
Commemorazione e Guarigione per le famiglie e gli amici
dei
figli che in qualsiasi modo sono morti prima della nascita.
In altre
città si sono costruite delle Statue e Monumenti
(es. il Monumento
della Speranza -
in basso)
ai bambini mai nati,
per
le madri, i padri e tutti coloro che ne hanno sofferto
la perdita.
Questi luoghi, in parrocchie, cimiteri o altri siti pubblici, diventano
uno spazio sacro, luoghi di pellegrinaggio, dove andare a ricordare con
tenerezza il rapporto con questi
figli, oppure scoprire quel rapporto mai
instaurato. Lì si
può pregare per loro e chiedere le loro
preghiere, godendo dei momenti di silenzio e forse lasciando un
piccolo ricordo.
Ancora, altri Progetto Rachele hanno creato diverse forme di
sensibilizzazione sulla
realtà post-abortiva (es. la "Blanket of
Love", una Coperta
Commemorativa), tutte con lo
scopo
di aiutare le persone che sono state toccate dal dolore
dell’aborto a riconoscere e risanare le ferite che
potrebbero portare dentro, e
ad
iniziare un cammino di speranza verso il recupero emozionale e la
guarigione spirituale di questa ferita.
Il
Progetto Rachele riconosce che le ferite dell’aborto
colpiscono l'interezza
della persona, della coppia e della famiglia.
Queste ferite si possono manifestare spiritualmente, emozionalmente,
relazionalmente, e a volte psico-somaticamente. Anche se sono molti gli
strumenti che si possono utilizzare per risanare queste ferite, solo la
Grazia di Dio apre le porte della guarigione.
Perciò, il Progetto
Rachele normalmente include la preghiera e l’uso delle Sacre
Scritture, e ha
come parte centrale il sacramento della Riconciliazione. Insomma, il
Progetto
Rachele offre un aiuto soprattutto pastorale e spirituale, il quale
comprende
un elemento psicologico; non è una
“psicoterapia” in senso stretto. Se si
presenta qualcuno con dei particolari bisogni psicologici, quella
persona va
indirizzata a un(a) professionista specializzato(a).
Qual'è la differenza tra il "Progetto Rachele" e "La Vigna di Rachele"?
Il
Progetto Rachele è l’apostolato diocesano per
la guarigione spirituale dopo
l’aborto della Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti,
fondato nel
1984 nella Arcidiocesi di Milwaukee da Vicki Thorn. Anche se il
Progetto, nato 40 anni fa, inizialmente offriva solo consulenze
individuali, oggi, molte diocesi, oltre le consulenze individuali,
offrono aiuto tramite diversi servizi e attività. (Vedere in alto).
La Vigna di Rachele è
un percorso psico-spirituale specificatamente
disegnato per la guarigione interiore dopo l’esperienza dell'aborto procurato, creato
dalla psicoterapeuta
cattolica di Philadelphia, Theresa Burke. Questo percorso facilita la
guarigione interiore ed include la partecipazione ad un ritiro
spirituale offerto dentro una piccola comunità di fiducia
(partecipanti ed equipe) in formato weekend o gruppo settimanale. Il manuale della Vigna di Rachele porta l'approvazione ecclesiastica, cioè il nihil obstat e l'imprimatur. Ha ulteriormente ricevuto la benedizione del Cardinale Renato Martino, presidente emeritus
del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. La Vigna di
Rachele spesso viene inserito in, e finanziato dal, Progetto Rachele
diocesano, anche se molte sedi della Vigna funzionano indipendentemente
dalla struttura diocesana . La Vigna di Rachele è ormai attiva
in più di 40 Paesi di tutti i continenti nel
mondo. Qui in Europa è presente in Italia, Francia, Germania, Austria, Ungheria, Polonia, Inghilterra,
Irlanda, Scozia, Irlanda del Nord, Portogallo, Russia e Spagna.
In Italia sin dal 2010, a Bologna, vengono offerti i ritiri spirituali della Vigna di Rachele, dove vengono accolti partecipanti (donne, uomini e coppie insieme) provenienti da tutta Italia.
Il Progetto
Rachele in
Italia (in corso di realizzazione)
Qui in Italia, nel corso degli anni,
la fondatrice americana del Progetto, S.ra Vicki Thorn, ha fornito alcune relazioni in
lingua inglese, la più recente delle quali è riportata nel libro Olio sulle ferite (Cantagalli, 2009), mentre una raccolta integrale della sua visione e del suo lavoro si trova nel libro Progetto Rachele: il volto della compassione (Libreria Editrice Vaticana, 2009). Vedere Articoli / Libri.
Attualmente c’è molto interesse da parte di alcuni
leader
pastorali della Chiesa Cattolica in Italia a fondare nelle Diocesi
locali dei Progetto Rachele. Dal 2007 c’è anche in
Italia
la presenza di Monika Rodman, un’americana recentemente
sposata
con un italiano. Lei ha 12 anni di esperienza diocesana, avendo
lavorato a tempo pieno dal 1995 al 2007 nella pastorale familiare come
coordinatrice del Progetto Rachele. Dal 1992 al
1995 ha studiato e conseguito il Master of Divinity, lo stesso
corso di studi teologici che fanno i seminaristi cattolici negli Stati
Uniti. Monika possiede una ricca esperienza
pastorale
vissuta in un ambiente
di grande diversità religiosa e culturale, ossia, la San
Francisco Bay Area di California.
Attualmente Monika è Responsabile per l'Italia della
Vigna di Rachele,
un ritiro
spirituale per la guarigione post-aborto. Lei è anche
disponibile ad offrire la consulenza pastorale e a collaborare con i
leader delle diocesi italiane che hanno interesse nello stabilire un
Progetto Rachele nella loro diocesi, oppure una sede locale del ritiro spirituale della Vigna di Rachele.
Nel Gennaio 2009 Monika è stata invitata da Don Sergio Nicolli, allora Direttore dell'Ufficio per la
Pastorale Familiare della Conferenza Episcopale Italiana, a
parlare ai rappresentanti regionali dell'Ufficio,
riguardo al Progetto Rachele e alla possibilità del
suo pieno sviluppo in Italia. Durante l'incontro è stata
messa in mostra la "Coperta dell'Amore" (Blanket of Love)
realizzata in California dai genitori dei bambini
abortiti, in loro onore, e per raggiungere con un messaggio di speranza
le famiglie che hanno vissuto senza mai aver affrontato questa perdita.
Se desiderate più informazione scriveteci a:
info.vignadirachele@yahoo.it.
La
Missione del Progetto Rachele in Italia:
In
comunione con la Chiesa universale,
apriamo le porte della
Misericordia e della Riconciliazione
a tutti coloro che portano le
ferite dell'aborto.
Introduzione ad una
realtà poco discussa: La sofferenza silenziosa dopo
l’aborto
L’ apostolato del Progetto Rachele è nato a causa
delle
storie che le donne e gli uomini, cattolici e non, hanno raccontato
circa le ferite che
essi hanno sofferto dopo l'esperienza dell'aborto procurato. Le
dolorose storie dei mesi, anni, e persino decadi di sofferenza
silenziosa dopo l’aborto continuano ad essere raccontate da
tanti che hanno vissuto questa procedura.
Sia che vengano raccontate all’interno dei ritiri weekend,
dei
gruppi di supporto, in Internet, e nei libri pubblicati negli Stati
Uniti, in Italia (Lo strappo nell'anima, Ed. San Paolo, 2013; Quello
che resta: parlare dell’aborto
partendo
dall’aborto, Vita Nuova, 2007; Ma questo è un
figlio:
Testimonianze dal dramma dell’aborto, Gribaudi,
2007), in
Australia, nel Messico e altri Paesi del mondo, la sofferenza continua
ad emergere. In Spagna, ad esempio, è uscito nel 2009 Rompiendo il silencio, l'ultimo di diversi libri di testimonianze scritte da donne postabortive. Persino coloro
che difendono il diritto di una donna di
scegliere di abortire parlano di dolore, tristezza, confusione e lotta
per convivere con i postumi di uno dei più comuni interventi
chirurgici (o farmacologici) effettuati nel mondo.
Per i cattolici, parte di questo dolore è la sensazione di
essersi allontanati da Dio e dalla Chiesa per aver partecipato
all'aborto. Inoltre la persona
che ha abortito sembra essere invisibile nella comunità dei
fedeli.
Invece, queste persone - donne e uomini - sono tra noi. Sono le nostre
amiche, sorelle, figlie, zie e madri. Chi porta il fardello di quest'esperienza lacerante sono i nostro figli e
nipoti, fratelli e cugini, amici e colleghi.
Leggendo e ascoltando ciò che essi hanno da dire, presto
diventa
apparente che un gran numero di donne, uomini e coppie che portano alla spalle l'esperienza dell'aborto volontario hanno
sperimentato simili postumi. Grazie al lavoro di professionisti del
campo psicologico, soprattutto il campo che
riguarda l'elaborazione
del lutto ("bereavement"), si stanno anche scoprendo degli
elementi in comune che guidano il
cammino verso il recupero post-aborto
e la guarigione emozionale e spirituale.
Se hai vissuto l'aborto e ne soffri le conseguenze dolorose, non sei sola(o). Dopo l’aborto
c’è speranza!
Ci sono delle risorse scritte e delle persone compassionevoli che ti
possono aiutare a
trovare quella speranza, e a camminare, passo a passo, verso un
recupero e un risanamento interiore. Trovando il coraggio di affrontare
la realtà che hai vissuto, di riconoscere le sue
tracce
nella tua vita, e di fare pace con te stessa(o), con Dio, e
con il
bambino o i bambini mai nati, potrai fare un percorso che ti
porta
ad un futuro pieno di nuova vita e nuove possibilità.
Non esitate a contattarci:
info.vignadirachele@yahoo.it.
Chi può rivolgersi al
Progetto Rachele?
Chiunque
sia stato coinvolto
nell’esperienza dell’aborto procurato
(“interruzione volontaria di
gravidanza” o "aborto terapeutico"), tanto le donne quanto
gli
uomini,
cioè: la madre o il padre del
bambino mai nato, i nonni, zie e zii, altri membri e amici della
famiglia, e
anche il personale sanitario che ha partecipato agli aborti o che
è stato
personalmente toccato dall’aborto. Tutte queste persone
troveranno un caldo spirito di accoglienza e ascolto. Mentre
l’aborto
spontaneo non è il lutto
principale a cui il Progetto è dedicato, si accettano anche
le richieste di
aiuto a coloro che hanno sofferto questa perdita dolorosa.
Perchè il nome del
Progetto è ispirato alla "Rachele" della Bibbia?
Questo brano dell'Antico Testamento riconosce il grande
lutto dei genitori per
i loro
figli, in particolare il lutto della madre che “rifiuta d’essere
consolata” perché quei suoi
figli “non sono
più”:
“Si
è udita una voce a Rama,
un lamento, un pianto amaro!
Rachele piange i suoi figli;
lei rifiuta di essere consolata
perchè i suoi figli non sono
più.
Il profeta
risponde a questo dolore con delle parole di speranza:
Così
dice il SIGNORE:
Trattieni la tua voce dal piangere,
i tuoi occhi dal versare lacrime;
poichè l'opera tua
sarà ricompensata...
C'è
speranza per il tuo avvenire...”
-
Geremia 31 : 15-17
Il
Progetto
Rachele offre
un simile messaggio di speranza a coloro che portano – anche
in silenzio – le
ferite dell’aborto, e che spesso si sentono senza speranza.
All’interno di una
cultura che non riconosce la perdita che si vive nell’aborto,
il Progetto
Rachele offre uno spazio sicuro e sacro in cui si
può riconoscere ed elaborare questo
lutto per i figli mai nati.
Il
Santo Padre Giovanni Paolo II, nella enciclica Evangelium
vitae (99) ha
invitato le donne che hanno partecipato all’aborto - e gli
altri coinvolti in
esso – a non perdere la speranza, ma invece a rivolgersi a
Dio e alla comunità della Chiesa,
per così riscoprire il volto misericordioso del Signore:
“Il
Padre di ogni
misericordia vi aspetta
per offrirvi il Suo perdono e la Sua pace
nel
sacramento della Riconciliazione…
Aiutate dal consiglio e
dalla vicinanza di
persone amiche e competenti,
potrete essere con la vostra sofferta
testimonianza
tra i più eloquenti difensori del diritto di
tutti alla vita.”
"Una parola speciale alle donne che hanno abortito"
Per onorare l'enciclica Evangelium vitae di Papa Giovanni Paolo II,
promulgata nella Solennità dell'Annunciazione (25 marzo 1995),
pubblichiamo una riflessione sul paragrafo 99, in cui il Papa offre una parola di speranza
ed un invito alla riconciliazione alle donne che hanno abortito,
scritta dalla Dott.ssa Joanne Angelo, psichiatra che collabora con il Project Rachel della Arcidiocesi di Boston.
clicca qui!
Il Progetto Rachele aiuta solo i
credenti cattolici?
Il
Progetto Rachele offre aiuto a chiunque ne abbia bisogno,
indipendentemente dalle proprie credenze religiose o in mancanza di
esse. La
cura è fornita da uno(a) degli operatori formato(a) nei
metodi del Progetto
Rachele, molti dei quali possono essere di aiuto anche ai non credenti.
Accompagnati da persone compassionevoli e pronte ad ascoltare con
rispetto e segretezza, anche molti cattolici non praticanti hanno
trovato un grande beneficio nell'aver fatto un percorso di guarigione
per mezzo del Progetto. Alcuni hanno riscoperto, o scoperto per la
prima
volta, la propria fede.
Negli Stati Uniti e in altri Paesi
ci sono persone non cattoliche che si sono rivolte al Progetto Rachele
precisamente perché, nel contesto di una cultura che spesso
nega la realtà
dell’aborto, speravano di trovare nella Chiesa, che sostiene
la
santità di ogni
vita umana, delle persone pronte ad ascoltare il loro dolore e capire
il
loro
lutto.
Questo sito web non è un sito di consulenza
psicoterapeutica professionale, nè deve sostituire la
consulenza
di un professionista abilitato.
A volte l'esperienza di un aborto può creare intense
emozioni che forse non potete gestire adeguatamente da soli.
In caso di necessità rivolgetevi ad un professionista
abilitato.
© 2008-2024 Monika Rodman, Progetto Rachele. Tutti i diritti
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