Progetto Rachele
Postumi dell'aborto volontario
"Possiamo
chiamare i bimbi che perdono i genitori "orfani",
"vedovi" coloro che
perdono il coniuge,
ma non c'è un termine per le mamme che
perdono un figlio."
- Dr.ssa Cinzia Baccaglini, Psicoterapeuta
E'
normale sentire un lutto per una perdita in gravidanza,
incluso la
perdita di un bambino con l'aborto volontario.
Quest'esperienza
può lasciare un vuoto nel cuore,
un vuoto così profondo che
a volte
sembra che niente possa riempirlo...
Introduzione
Il fenomeno dei postumi dell'aborto è un area di crescente
interesse e di ricerca all'interno della comunità accademica,
così come all'interno della comunità psicoterapeutica ed
ecclesiale negli Stati Uniti, Inghilterra, diversi Paesi del
nord-Europa e altri Paesi del mondo.
Già nel 1983 uno dei giornali americani più rispettati, il Wall Street Journal,
ha riportato il fatto che in Giappone si erano sviluppati degli
speciali riti e luoghi di pellegrinaggio nei templi buddisti e shinto.
I monaci si occupano di curare le zone dedicate ai mizuko jizo,
ossia statuette che rappresentano i bambini abortiti
spontaneamente o volutamente, ora protteti da una divinità
benevola. Queste ceremonie sono progettate per aiutare i genitori dei
bambini abortiti a risolvere il loro lutto e senso di colpa.
In Taiwan, inoltre, la società sta affrontando il fenomeno dei
"bambini fantasma". Questi si crede siano le anime dei bambini abortiti
e mai pianti che adesso ritornano per tormentare le loro famiglie,
causando cattiverie e danni, e portando sfortuna. Anche lì i
templi e luoghi di pellegrinaggio stanno sviluppando particolari
ceremonie di elaborazione del lutto per le famiglie che stanno vivendo
questo problema.
Tutto ciò indica che il fenomeno delle difficoltà con
l'elaborazione del lutto postaborto non nasce semplicemente da un senso
di colpa specificamente "cattolico" o "cristiano".
Dagli anni ottanta numerose donne americane
che hanno vissuto l'aborto
procurato hanno cominciato a parlare delle loro esperienze e
di ciò che hanno sperimentato dopo aver abortito. Le
loro storie parlano di un bisogno di riconoscere onestamente la propria
perdita, di elaborare un lutto per i figli mai nati, e di affrontare la
rabbia e il profondo dolore che nel tempo possono rimanere o venire a
galla in modi sorprendenti. Ciò di
cui parlano, e cioè incubi, flashbacks dell'esperienza abortiva,
sensi di colpa, rispecchia ciò che sta venendo fuori anche in
altre
culture. Confessano spesso di sentirsi sentimentalmente e/o
emotivamente insensibili, di aver sviluppato o peggiorato dipendenze da
alcol e da sostanze stupefacenti, disordini alimentari e idee di
suicidio. Parlano di relazioni fallite e gravidanze ripetute.
Confessano anche problemi d'infertilità, di gravidanze
extrauterine, aborti spontanei e nascite premature.
Insomma, queste donne, che ora stanno parlando in molti Paesi del
mondo, rivelano un bisogno di rivedere e risanare l'esperienza
abortiva, la quale per moltissime è stata un'esperienza davvero
traumatica. In Spagna, ad esempio, sono usciti negli ultimi anni i primi libri di testimonianze da donne postabortive, fra cui nel 2005 Yo aborté e nel 2009 Rompiendo il silencio. In grande parte sono donne che hanno abortito legalmente e
soltanto in seguito, a volte parecchi anni dopo il fatto, si sono rese
conto di aver vissuto con l'interruzione di gravidanza una perdita traumatica e significativa. Più
recentemente, sempre più donne stanno affrontando la
realtà delle conseguenze postabortive già settimane o
mesi dopo l'intervento. Coloro che hanno abortito usando i medicamenti
(ad es. la RU-486) invece di essersi sottomesse ad un intervento chirurgico parlano di
simili postumi ed altri ancora.
La gravidanza non è mai
un'esperienza neutra. Viene sempre caricata di molto significato, dato
che la gravidanza tocca questioni che riguardano la
sessualità e la fertilità, l'identità femminile-materna o
maschile-paterna, il
matrimonio e le relazioni familiari,
l'autostima e l'autocomprensione, la visione personale della vita e i
propri valori etici. Un elemento significativo della biografia personale di ogni donna ed
ogni uomo è la propria storia "di
genitorialità".
La psicologia indica che la perdita di un
figlio, in qualsiasi modo avvenga, incluso aborto volontario, aborto spontaneo o nascita
di bambino morto, richiede una elaborazione e una riconciliazione con
questa perdita luttuosa. Coloro che hanno avuto gli aborti affermano sempre più di sentire un bisogno di
elaborare un lutto, di guarire, e di cercare e trovare perdono.
Non si sa se ogni donna prova dei postumi postaborto. Si sa,
però, che alcune donne iniziano il loro cammino verso il
risanamento 50 o 60 anni dopo l'esperienza abortiva. In diversi Paesi
si stima che fra il 1% e il 91% le donne soffrono di qualche forma,
più o meno severa, di postumi.
In Italia, dove hanno avuto luogo circa sei milioni di aborti
procurati sotto la legge attuale, sommati ad un numero
imprecisato di aborti clandestini sia durante quell'epoca sia prima di
essa, si può dedurre che ci sia un gran numero di donne che
portano dentro questo dolore e che avrebbero bisogno della nostra cura
, attenzione e comprensione per poter risolvere il loro lutto nascosto.
"Attraverso la sofferenza, la conoscenza."
- Simone Weil, fisosofa francese
Una signora ha usato le parole di una poesia di Giuseppe Ungaretti per descrivere il proprio dolore dopo l'esperienza dell'IVG:
Come questa pietra
di S. Michele
così fredda
così dura
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
C'è un'ampia varietà di postumi
dell'aborto volontario che possono colpire
anche chi non descrive così poeticamente il proprio dolore. Essi variano da un leggero lutto alle
reazioni intense che possono includere il "disturbo post-traumatico da
stress". Sono soprattutto i professionisti che
lavorano nel campo della elaborazione del lutto (bereavement
in inglese) che hanno
scritto sulla necessità di risolvere le perdite di
genitorialità causate dall'aborto, e sono tali professionisti
che riconoscono che questa
perdita, se viene rimossa, riapparirà al comparire di
successive perdite (ad esempio, perdite affettive, perdita di
lavoro, un altro fallimento
o delusione personale, malattia, morte di un familiare o altra
persona cara, anche di un animale domestico, etc.).
La società, incluso spesso la comunità religiosa e la
famiglia, non riconoscono l'aborto come perdita
legittima. La cultura dominante dice che l'aborto è la
"soluzione" di un problema e non la causa di nuovi problemi. Gli
insegnamenti della Chiesa con frequenza vengono interpretati come una
pura condanna. In tale
ambiente l'esperienza diventa un segreto che spesso non si rivela
neanche nel confessionale.
Quando la gravidanza finisce in aborto provocato,
accade, a livello fisiologico e ormonale, una rottura improvvisa e
innaturale. Il termine
comune, aborto "volontario" (spesso un termine sbagliato dal punto di
visto della donna che si sottomette o si arrende alla procedura) fa
pensare
che, avendo la donna, o spesso un genitore per le adolescenti,
firmato alcuni moduli prima di sottoporsi all'intervento, essa stessa
diventa immune da qualsiasi tipo di conseguenza negativa, di pentimento
o di senso di colpa. Insomma,
l'aborto viene trattato quasi come una "non-esperienza". Con altri
interventi chirurgici si discutono apertamente i possibili effetti
collaterali,
ma poche volte con l'aborto volontario.Quindi, la donna-madre, come
l'uomo-padre e la coppia-genitori frequentemente non sanno a chi
rivolgersi per trovare un
aiuto per lenire il dolore che possono provare dopo.
Molti dei sintomi che appaiono nell'elenco qui sotto sono
sintomi comuni al lutto rimosso e alle reazioni traumatiche. Mentre qui ci si riferisce soprattutto alla donna-madre che ha vissuto l'aborto volontario, l'uomo-padre, con alcune variazioni, può anche manifestare simili sintomi.
Così come ogni persona è unica, anche la reazione ad un
aborto provocato è unica. Qualunque siano le tue reazioni
all'esperienza dell'aborto, o quelle di una persona a te cara, qui ci si riferisce a tali reazioni come "Postumi" dell'aborto.
Manifestazioni dei Postumi dell'aborto procurato ("IVG")
- Bassa autostima
- Lutto Può includere pianto che sembra non finire mai..
-
Depressione
Può manifestarsi in una insensibilità emotiva, ossia
l'incapacità di sentire né gioia né tristezza
- Senso di colpa
- Senso di alienazione da se stessi, dalla famiglia, dagli amici ed altri
- Vergogna
- Isolamento ad es., fare delle cose, oppure evitare particolari persone e attività, con lo scopo di
evitare la condivisione dell'esperienza abortiva con gli altri
- Rabbia, spesso profondamente seppellita, ma a volte esplosiva. Anche se sembrano essere realtà poco collegate oppure molto
diverse l'una dall'altra, la depressione e la rabbia spesso sono molto
collegate, essendo due espressioni o reazioni alla stessa esperienza.
- Difficoltà nel concentrarsi
- Episodi di pianto incontrollato o apparentemente immotivato
- Incubi / sogni che hanno a che fare con bambini. Questi
incubi possono prendere la forma di bambini che vengono attaccati da
mostri o altre entità minaccianti, oppure, come ha descitto
una donna, bambini morti, tagliati a pezzi, o
bambini in difficoltà o dolore, che sono lontani dalla nostra possibilità di aiutarli.
- Allucinazioni auditorie del pianto di un bambino
"Pesa molto di più un bambino sulla coscienza che in braccio."
- Jerome Lejeune, medico ricercatore scientifico che ha scoperto il gene che produce la Sindrome Down
- Flashbacks dell'esperienza dell'aborto.
Questi possono scattare
apparentemente dal nulla, ma spesso ci sono delle "mine" nella memoria
che li fanno scattare, ad esempio, il rumore dell'aspirapolvere della
casa, la quale ricorda gli attrezzi di
suzione della procedura; musica e suoni che si sentivano durante
l'intervento o
durante il ricovero; la tessera sanitaria; le visite ginecologiche
(spesso evitate dalle donne dopo l'IVG); gli ascensori o le scale
(questi conducevano al reparto
IVG); anche dei biscotti che venivano offerti dopo la procedura.
- Disordini del sonno
- Pensieri di suicidio Uno studio nello stato dell' Ohio (USA), condotto
dalla Linea Verde "Suicidio anonimo", ha dimostrato che durante un
periodo di 36 mesi, delle 4.000 donne che avevano chiamato,
1.800 avevano avuto degli aborti in precedenza.
- Tentativi di suicidio
In Finlandia, uno studio sulle donne in gravidanza, nel
primo anno dopo un aborto procurato, dimostra che le donne abortive avevano una
probabilità sei volte più alta di suicidio portato a termine
comparate con le donne che avevano partorito.

- Abuso di sostanze Nella
California, uno studio di 12.000 donne in gravidanza
ha dimostrato che fra quelle con due o più aborti
precedenti, quasi tutte facevano uso di alcool, fino a 100 ml ogni
giorno,
durante l'intero periodo della gravidanza. Uno studio del Boston City
Hospital dimostrò che fra le donne della città vecchia
che
partecipavano ad un programma di cura prenatale, quelle che
hanno ammesso l'uso della cocaina avevano una probabilità
più che doppia di rivelare due passati aborti, e tre volte
più grande di rivelare tre passati aborti, comparate con il
gruppo di controllo che non usava la cocaina.
- Problemi di relazioni.
Circa il
70% delle relazioni affettive finiscono dopo l'aborto. Altre entrano in
profonda crisi, la qual cosa è ancora più dolorosa
dato che spesso si sceglie un aborto per "salvare" una relazione.
Inoltre, alcune
donne si allontanano dalla loro famiglia di origine e dalle amiche
più intime.

- Difficoltà con l'intimità Le donne spesso si
allontanano dai rapporti intimi con un uomo per paura di dover
rivelare vicende del proprio passato, incluso l'aborto o gli
aborti, o per paura di restare incinta di nuovo.
- Disturbi alimentari (al riguardo, vedete sul sito
www.vignadirachele.org l'introduzione al libro "Lutto proibito" della
Dott.ssa. Theresa Burke, psicoterapeuta)
- Automutilazione
- Dolore fisico Le donne possono raccontare dolore all'addome, alla
schiena oppure dolori mestruali. Questi possono essere dolori organici, a volte
causati da complicazioni dell'intervento abortivo, oppure potrebbero
essere dolori psicosomatici.
- Insensibilità fisica
- Ipervigilanza, nervosismo e agitazione
- Difficoltà nelle gravidanze successive.
Ci può essere un
alto livello di ansietà durante la gravidanze, oppure paura
della possibilità di vivere un'altra perdita di gravidanza, ad
esempio, un aborto spontaneo, una nascita morta, una gravidanza
ectopica, oppure l'infertilità. E' possibile che una donna
incorra, durante una futura gravidanza, nelle complicanze collegate
all'aborto passato, ad esempio un aborto spontaneo o una nascita
prematura causata da danno al collo della cervice uterina, oppure
cicatrici sul muro uterino o nelle tube di fallopio causati da
una leggera
infezione post-aborto.

- Difficoltà in successivi travagli e parti, come ad esempio parti che
iniziano e si fermano, oppure che non progrediscono, provocando la
necessità di un parto cesareo.
- Incapacità di formare un forte legame con i figli nati dopo
Alcune donne descriveranno molta difficoltà nell'allattare, nel dar
da mangiare con il biberon, nel cambio dei pannolini, in qualsiasi
attività che richiede contatto intimo con il neonato. Il legame
che si sviluppa si caratterizza da comportamenti troppo protettivi
contemporaneamente ad un certo distacco emotivo.
- Un fascino o una
attrazione-ossessione per la gravidanza Una reazione che nella sua manifestazione più acuta può portare a
comportamenti bizzarri.
- Comportamenti che distanziano la donna dai bambini, dalle
gravidanze e dall'aborto (spegnere la TV oppure cambiare canale
durante la pubblicità sui neonati o quando arriva una notizia sull'IVG; evitare battesimi, compleanni ed
altri eventi e luogi dove si troveranno dei bambini, etc)
- Disfunzioni sessuali o promiscuità
di cui la seconda può essere collegata ad un desiderio incoscio
di concepire nuovamente, oppure può essere una forma di
autopunizione
- Gravidanza "di sostituzione" la quale si verifica spesso dopo solo un anno dall'aborto,
oppure un anno dalla supposta data di nascita del bambino abortito
- Gravidanze "fantasma" ossia, l' illusione di essere incinta,
incluso visite dal medico, nei centri di aiuto alla vita, e al pronto
soccorso
- Matrimonio contratto con il partner con cui hanno vissuto un
aborto provocato, spesso nella ricerca di salvare il rapporto dopo di
esso
- Relazioni abusive Nei casi in cui la donna viene abusata,
può trattarsi anche di autopunizione; ci sono inoltre i casi in cui lei diventa,
però, abusiva verso il partner.
- Reazioni "da anniversario" L'anniversario del concepimento,
dell'aborto e della presunta nascita del bambino possono essere giorni
(settimane, mesi) difficilissimi, con molto pianto, con l'arrivo di
depressione, incidenti, malattie, etc.

- Sovracompensazione nella carriera o vita professionale Succede
soprattutto con la donna che scelse l'aborto per finire
l'università o per raggiungere certe mete professionali.
- Coinvolgimento con il movimento "a favore della vita" oppure il movimento "pro-abortista"
- Una ferita spirituale
Per molte donne questa può essere la
prima esperienza di "peccato grave". Alcune donne hanno paura che
Dio le punisca, specialmente nella loro speranza di future
gravidanze e future
possibilità di avere figli. Donne e uomini che hanno avuto
gli aborti parlano spesso di essersi allontanati da
Dio e dal loro cammino spirituale.
- Abuso di bambini
Se non
hanno elaborato un lutto per il bambino o i
bambini abortiti, alcune donne possono non avere i mezzi adeguati per
affrontare l'ambivalenza e le difficoltà che possono arrivare
con un futuro bambino. Ci può essere un abuso emozionale,
espresso per mezzo di un distanziarsi emotivamente, un abuso verbale,
oppure un vero
e proprio abuso fisico che include un livello di imposizione di
disciplina più dura del normale, mediante l'uso di violenza
fisica talvolta con perdita del controllo. Alcune donne immaginano il bambino
abortito quasi come il bambino "perfetto", e sentono una grande
disillusione con la realtà del bambino vivo che è unico e
può portare con sè i propri limiti e problemi.
- Amarezza verso gli uomini e difficoltà di avere fiducia negli
uomini in futuro, oppure un' abitudine di scegliere gli uomini
sbagliati, un'altra forma, questa, di autopunizione.

Parlano Medici, Psichiatri, Psicoterapeuti
Secondo l’australiana Margaret Nicol, nella sua opera sul
lutto materno (Loss of a Baby: Understanding Maternal Grief), è un mito
l’asserzione che una madre stabilisce un legame con il suo bambino solo dopo la
nascita. Una donna non dimentica mai una gravidanza e il bambino che ci sarebbe
stato. Quando il bambino si perde e non ci sono delle memorie o dei ricordi
visibili di lui, “la sensazione di vuoto e nullità diventa pervasiva ed è
questo vuoto ansioso che porta disagio e fa pensare alla donna che forse sta
impazzendo.”
Citato
nel libro Giving Sorrow Words: Women’s stories of grief after abortion,
Melinda Tankard Reist (Australia, 2007), p. 21.

Dr.ssa E. Joanne Angelo, Professoressa di Psichiatria
nella Facoltà di Medicina della Tufts University (Boston), ha scritto
sull’importanza del processo di elaborazione di un lutto:
“Il lutto in seguito ad una morte in famiglia è
un’esperienza universalmente accettata. Un periodo di lutto in seguito alla
perdita di un amato è una aspettativa normale in ogni cultura. Si capisce, anche,
che se questo processo viene bloccato o impedito, ci saranno delle conseguenze
negative.”
Citato nel libro Giving Sorrow Words:
Women’s stories of grief after abortion, Melinda Tankard Reist (Australia,
2007), p. 23.
"Al
cuore di qualsiasi aborto procurato è la negazione primitiva
che questa sia
un’esperienza umana di morte.
Traumatico per definizione perché è
intenzionalmente diretto a, e imposto su,
i membri più vulnerabili della nostra
razza… i nostri figli.
Mentre
negano la realtà dell'esperienza di morte e la necessità conseguente di
elaborare un lutto,
le donne e gli uomini diventano vittime psicologiche dei
loro aborti.
Chi nega il lutto, coscientemente o incoscientemente,
deve
utilizzare grandi quantità di energia psichica
per mantenere
seppelliti i sentimenti di dolore.
La guarigione post-aborto è il riconoscere
e l’elaborare apertamente
i sentimenti mai riconosciuti e le conseguenze mai
esaminate
che restano dopo aver vissuto l’aborto.”
- Dott.Vincent Rue, Psichiatra
"Abbiamo appena iniziato a riconoscere
l'alto prezzo di dolore pagato dopo l'aborto volontario,
e il suo impatto durevole sulle donne e le loro famiglie...
queste donne sono le seconde vittime dell'aborto..."
- Dott. Vincent Rue, Psichiatra

Dice il Dott. Julius Fogel, psichiatra e ginecologo che ha
personalmente praticato migliaia di aborti:
“Ogni donna – nonostante la sua età, background o
sessualità – vive un trauma nel distruggere una gravidanza. Viene toccato un
livello di umanità. Questa è parte della propria vita. Quando distrugge una
gravidanza, distrugge se stessa. Non c’è alcun modo nel quale ciò può essere
innocuo. Si sta trattando con la forza vitale. Non c’entra se uno crede o no
che lì ci sia una vita. Non si può negare che qualcosa si sta creando e che
questa creazione sta fisicamente accadendo…….
... Non c’e dubbio riguardo il lutto emozionale in seguito ad
un aborto volontario. Esso si manifesta in varie forme. Ho avuto delle pazienti
che hanno avuto degli aborti un anno, due anni fa, donne che fecero per se
stesse la migliore cosa che potevano fare in quel momento della loro vita, ma
quell’evento le disturba ancora. Molte arrivano da me, alcune sono semplicemente
mute, alcune sono ostili, alcune scoppiano in lacrime… In me non c’è dubbio che
stiamo disturbando un processo vitale.
Spesso il trauma può sprofondare nell’inconscio senza mai
rivelarsi nella vita di una donna. Ma non è un evento così innocuo e senza
implicazioni come insistono molti nella folla dei pro-abortisti. Si paga un
prezzo psicologico. Può essere un’alienazione, può essere un allontanarsi dal
calore umano, forse un indurimento dell’istinto materno…
Qualcosa succede nei livelli più profondi della coscienza
di una donna quando distrugge una gravidanza. Questo lo so come psichiatra.”
Citato
nel libro Giving Sorrow Words: Women’s stories of grief after abortion,
Melinda Tankard Reist (Australia, 2007), p. xii. Gli articoli originali nei quali sono apparsi i
commenti del Dr. Fogel si trovano nel Washington
Post del 7 marzo 1971 e il 5 febbraio 1989. Entrambi gli articoli sono di
Coleman McCarthy.

Il Professore David M. Fergusson, commentando la
scoperta della sua equipe di ricercatori che, contro le loro aspettative, ha
indicato che l’aborto volontario è un fattore di rischio per i conseguenti
problemi mentali:
“L’aborto
è un evento traumatico nella vita; cioè, ha da fare con
la perdita, ha da fare
con il lutto, ha da fare con le difficoltà… E il trauma
può, infatti,
predisporre le persone ad avere una malattia mentale…
Rimango pro-choice. Non sono religioso. Sono ateo e razionalista.
Questa scoperta mi ha davvero sorpreso, ma i risultati sembrano essere
molto
robusti perchè persistono tra una serie di disordini e una serie
di fasce di
età.” Citato nel libro Giving Sorrow Words:
Women’s stories of grief after abortion, Melinda Tankard Reist (Australia,
2007), p. xii.
Anche se in Italia fino ad oggi mancano degli studi sul fenomeno del
post aborto, ci sono dei medici e psicoterapeuti che si occupano
del problema: Psichiatra Professor Tonino Cantelmi (Roma), Psicoterapeuta Dottoressa Cristina Cacace (Roma), Psichiatra Professoressa Elena Vergani (Torino) e Psicoterapeuta Dottoressa Cinzia Baccaglini (Ravenna).
Questo sito web non è un sito di consulenza
psicoterapeutica professionale, nè deve sostituire la consulenza
di un professionista abilitato.
A volte l'esperienza di un aborto può creare intense emozioni che forse non potete gestire adeguatamente da soli.
In caso di necessità rivolgetevi ad un professionista abilitato.
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