Progetto Rachele
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"Considerare
l'uomo senza lacrime
un ideale
è accettare
che niente s'impara
dalla sofferenza
e che nessun beneficio proviene da essa."

 - Dorothee Soelle
______

"La dottrina della comunione dei santi
mi assicura che
mia figlia,
uccisa
 prima di prendere
il suo primo respiro,
sta nei cieli
per l'abbondante Misiericordia di Dio,
che sta pregando per me, e che mi perdona. Che grande consolazione mi dà questa certezza,
che la mia bambina
mi perdona."
- Richard Maffeo,
padre di
una bambina abortita




"Cristo è una forza capace di cambiare tutta la personalità.
Pur restando la persona di prima,
l'uomo toccato da Cristo diventa capace
di gioia, umiltà, tenerezza, paterno sacrificio di se.

Tutto riacquista il suo peso reale, quello stabilito da Dio."

(
Mostra sulla vita di San Paolo, che ha girato l'Italia durante l'anno giubilare paolino 2008-09)



Introduzione ad una realtà poco discussa
:

La sofferenza silenziosa degli uomini dopo l’aborto

L’apostolato del Progetto Rachele è nato 25 anni fa negli Stati Uniti a causa delle storie che le donne hanno raccontato circa la ferita che esse hanno sofferto dopo l'esperienza dell'aborto procurato. Sin dall'inizio c'erano sempre alcuni uomini che chiamavano per parlare della loro partecipazione negli aborti.

Attualmente, sempre più uomini si rivolgono ai Progetti Rachele, e sempre più uomini partecipano, da soli oppure con la propria fidanzata, moglie o figlia, ad una consulenza di coppia oppure ad un altro percorso di recupero e guarigione post-aborto. Insomma, gli uomini cominciano a riconoscere che anche loro vengono toccati, spesso profondamente, da quest'esperienza. L'uomo può aver spinto a favore della scelta di interrompere una o più gravidanze. Oppure può aver perso un figlio contro la propria volontà o attraverso la propria passività davanti alla scelta abortiva della donna.



Sia che vengano raccontate all’interno dei Ritiri spirituali, dei gruppi di supporto, in Internet, nelle riviste e nei libri pubblicati negli Stati Uniti (Men and Abortion: A Path To Healing, C.T. Coyle, 1999) e in Italia (Ma questo è un figlio: Testimonianze dal dramma dell’aborto, Gribaudi, 2007), e in altri Paesi nel mondo, le lotte interiori degli uomini coinvolti nell'aborto cominciano ad emergere. Persino coloro che difendono il diritto di una donna di scegliere di abortire parlano di dolore, tristezza, confusione e lotta per convivere, come individuo e come coppia, con i postumi di uno dei più comuni interventi chirurgici effettuati nel mondo.

Qui in Italia, nel 2013 è stato pubblicato il primo libro sull'IVG e gli uomini:



Leggete l'intervista con Antonello Vanni, l'autore di "Lui e l'aborto"!

Sapevate che nei weekends della Vigna di Rachele
per elaborare l'esperienza dell'IVG
sono benvenuti anche gli uomini???
CLICCATE QUI per saperne di più!


"Sono un papà mancato,
omicida per incoscienza, viltà e conformismo.
Dalle mi parti c'è un sacerdote semplice che "battezza" i bambini abortiti.
Il mio si chiama Giuseppe."

- Mario (Fate l'amore, non l'aborto, lettere al Foglio quotidiano, Vol. 1, p. 322)



"Sento una grande perdita per il bambino che avrei potuto avere.

Quella decisione che ho preso, di abortire,
senza dubbio ha avuto un impatto sulla mia vita presente.
Per la grazia di Dio ho elaborato i miei sentimenti di colpa,
ma il dolore e la perdita di un bambino ci sarà sempre."
  
 - Un uomo che ha partecipato all'aborto volontario


Una volta trovato uno spazio sicuro e accogliente, anche gli uomini raccontano dolorose storie di mesi, anni, e persino decadi di confusione e sofferenza silenziosa dopo l’aborto. Infatti, nell'ultimo anno hanno avuto luogo a San Francisco e a Chicago i primi due convegni nazionali sul tema "Men and Abortion," ossia, gli uomini e l'aborto volontario. Lì si sono incontrati psicologi, medici, giornalisti, sacerdoti e soprattutto gli uomini stessi che hanno partecipato all'aborto volontario. Come disse un uomo della California, "La mia fidanzata ha subito l'aborto, ma io l'ho scelto."



Insomma, non sono più soltanto le donne, ma anche gli uomini, che escono dal buio del silenzio a raccontare ciò che hanno vissuto con questa procedura. C'è una fraternità crescente di uomini che scoprono che la loro "paternità persa" ha lasciato in loro stessi e nei loro rapporti affettivi profonde tracce. Questi uomini scoprono che l'affrontare il doloroso capitolo dei loro aborti può generare la forza per vivere più pienamente la propria realtà personale, familiare, professionale e spirituale. 


Nel mondo cattolico e nelle altre comunità cristiane, sempre più uomini stanno esaminando e vanno riconoscendo il proprio ruolo e la propria responsabilità per uno o più aborti. Sempre più uomini coraggiosamente trovano l'onestà di confessare la propria partecipazione negli aborti che le loro partner o mogli hanno subito. Sempre più uomini scoprono una grande forza in tale esame di coscienza, e anche nella confessione sacramentale. Da tale riconoscimento spesso cominciano a risanarsi tante ferite personali e matrimoniali, e vengono superate tante difficoltà di coppia e di famiglia.

Gli uomini ancora single a volte arrivano al punto di comprendere che la loro esperienza dell'aborto ha creato una tendenza ad "abortire" la propria vita o altri rapporti affettivi, così impedendo la formazione di una vita familiare fondata sulla cura per l'altro.

Vi incoraggiamo a consultare  http://www.claudio-rise.it per ulteriori riflessioni.


Se tu hai perso un figlio a causa di un aborto procurato, sia per tua scelta sia contro la tua volontà, e ne provi le conseguenze dolorose, devi sapere che non sei solo. Anche gli uomini spesso lottano con i postumi dell'aborto. 

Ci sono delle risorse scritte e delle persone che ti possono aiutare a trovare speranza, e a camminare, passo a passo, verso un recupero.


Vedete anche esclusivamente per gli Uomini un sito ancora più completo e aggiornato:
La Vigna di Rachele per gli uomini



"Dieci anni fa (quando avevo 18 anni) la ragazza con cui uscivo in quel tempo rimase incinta.
La mia  posizione fu chiara da subito (nonostante lo stordimento):
per me avrebbe dovuto abortire.
Lei provò a chiedermi "se...", "per caso...", "forse...".
Ma io dall'alto dei  miei 18 anni non avevo neanche preso in considerazione la possibilità.
Oggi ho 28 anni e sono padre di una bambina di 1 anno e mezzo.
Spesso quando la guardo mi domando CHI sarebbe oggi quel bambino/a di 10 anni
e questo pensiero mi lascia senza fiato (e con molta amarezza)."

- Simone di Genova (Fate l'amore, non l'aborto, lettere al Foglio quotidiano, Vol. 1, p. 369-370)





L'aborto volontario: la decisione più solitaria
C.T. Gent, Marzo 2001, nel mensile maschile Gear


"Ci sono delle donne che affrontano l'aborto a denti stretti e poi..... è finito e sono felici.....  o almeno ti dicono che è così, e se sei maschio, davvero non ti diranno molto.

E' probabilmente la decisione più solitaria che mai prenderanno. Nessuno parla dell'aborto in termini brillanti. Non è qualcosa di cui le donne - almeno le donne che io conosco - sono orgogliose, e certo la società non sostiene il paradigma del feto abortito come segno delle tue buone opere...

Io avevo 21 anni e lei ne aveva 25 e stavamo sopravvivendo mangiando solo spaghetti.... senza condimento. Avevamo convissuto prima, e non era andato bene...

Lei era alla 10ma settimana quando abbiamo saputo della gravidanza... Due giorni dopo lei è andata per un'ecografia, ha ritenuto la copia delle foto - sembrava una macchia fatta da un radar, era un feto, già con le braccia e gli occhi e un cuore che batteva... Lei voleva il bambino, ma tutti erano contro di lei - io, i suoi genitori, le sue amiche, la consulente della clinica, quella che ricordo era seduta dietro la grande scrivania di legno massiccio con il tappetto rosso davanti.

Lei non ha mai alzato la voce per dirlo: Voglio il mio bambino.

Nel taxi, tornando a casa dopo l'aborto, non abbiamo detto niente. Ci siamo seduti ai lati opposti della macchina.... Le chiesi se stava bene. Mi disse di andarmene.

Dopo ciò non c'è stato più dialogo per molti mesi, dato che lei era in uno stato di lutto...

E' stata la fine di qualcosa fra noi - da parte sua, quest'episodio aveva ammazzato la fiducia e la speranza, e da parte mia, l'unica cosa che sentivo era il suo risentimento e la sua amarezza e questo mi spinse via...."





Nella sua sua autobiografia (Crederci sempre, arrendersi mai)

Simona Ventura confessa di aver abortito a 19 anni:

"Dopo il mio primo rapporto sessuale rimasi incinta.
Decisi di abortire, una scelta sofferta che non rifarei più nella vita.
Un'esperienza traumatica capitata pochi mesi prima dell'esame di maturità.
Mio padre non lo sa ancora
e il padre di quel bambino non lo saprà mai."

(La Stampa, 7 aprile 2008)





Testimonianza di Francesco

"[...] Pochi giorni fa, nel disfare il presepio, riponendo Gesù nella scatola, mi sono ricordato che le mie mani, oltre una statuina, potrebbero accarezzare anche una bambina di quasi tre anni. Mia figlia...

    E' un suono che non mi è familiare... Mia figlia... perfino dissonante. Ma ogni volta che lo sento, ha la forza di rapirmi, lasciandomi lì, incantato e imbambolato a rimuginare come si sarebbe evoluta la mia vita se non avessi abortito, e come questa è cambiata dopo quell'opisodio.

    Se non avessi abortito... Mi han fatto notare come sia strano sentirlo dire da un ragazzo. In questi casi si pensa sempre alla donna, perché quel fiore sboccia nel suo grembo. Ma un fatto naturale non può certo esimere l'uomo dalle proprie responsabilità di padre. Da che mondo è mondo, volenti o nolenti, più o meno desiderati, i bambini sono frutto dell'incontro di due persone.

    Questa complicità investe uomo e donna mettendoli accuratamente sullo stesso piano. Livella uniformemente diritti e doveri. ... Troppo spesso il padre si astiene da qualsiasi decisione, quando queste dovrebbero riguardare entrambi. Troppo spesso il padre se ne lava le mani. ...

    Mia figlia.

    Come tutto è cambiato!

    Sembra siano passati lustri, anziché poco più che tre anni. Io ne avevo venti e lei diciotto, quando nell'agosto del '96 si accorse di essere incinta. Due ragazzini catapultati senza preavviso nei problemi dei grandi, inchiodati spalle al muro da un evento troppo sproporzionato a quelle che erano le nostre capacità di allora. Impensabile dirlo ai genitori. Sotto questo profilo avevo storie simili. Quando un bambino torna a casa dall'asilo e trova i genitori che urlano, si tirano i capelli... un bambino difficilmente racconterà quello che ha fatto al mattino a scuola. Molto probabile che si abitui a tenere le cose dentro e ad avere paura di esternarle. Facile, anche, che cominici a dire qualche bugia. Come affrontare certi temi, quando è imbarazzante perfino parlare di pallone?

    Lei abita in provincia dove io trascorro le vacanze. Paese piccolo, gente che mormora, pochi veri amici... Io, invece, ho la fortuna di conoscere innumerevoli persone dalle qualità immense, ma in quelle condizioni, lontano da casa, mi sono scordato di tutto e di tutti. Completamente. Come piangeva la mia principessa! Come piangeva! Non potrò mai dimenticare. Soli e ignari in questo enorme circo che è la vita. Trasportati e guidati dall'impetuosa corrente di ignoranza ed egoismo. Primi di settembre '96! Ciao piccolina, ci rivediamo in Paradiso.

    Il suo ultimo anno di scuola, la patente, almeno una soddisfazione, la mia ignoranza, il tutto, ancora una volta, troppo grande per ripensare... hanno accantonato quel ricordo. I nostri pensieri maturavano discordanti per conto loro. L'anno dopo lei mi ha lasciato ed io sono precipitato in un baratro che credevo senza fine. Morto. Spento. Completamente disattivato. Niente di più e niente di meno di quanto raccontano queste ragazze (le altre testimonianze...). Stesse grida, stesse ore passate a rotolarmi sul pavimento, stessa voglia di strapparmi il cuore. Non ci siamo più sentiti. Ho perso i suoi pensieri per sempre. Due anni nel buio più totale. Ed ora, pervaso da una tempesta di energia. ...

L'unica certezza che ho è la croce, che comunque basta e avanza, ma è l'unica certezza. ...  [P]er mezzo di Gesù venne la Grazia... non c'è niente più grande della croce. Nemmeno un aborto.

Quei bambini sono dei martiri. ...

... Ho anche capito che è così facile fare del male quando si vogliono imporre le cose, pur quanto buone esse siano!"

Righe estratte dal libro Ma questo è un figlio: testimonianze del dramma dell'aborto (Gribaudi, 2007), a cura di Giuseppe Garrone.




Parole di un padre di un bambino abortito
dopo aver fatto un percorso di guarigione:


A mio figlio,


Sono passati molti anni dal momento in cui sei stato concepito.
Per molti anni ho sentito dolore. Ero in lutto per te.
La consapevolezza della tua esistenza mi ha lasciato stordito e paralizzato.
Mi sono chiesto se io e tua madre avevamo la forza, la saggezza e il desiderio di farti nascere.

In quel momento ho esitato e questo dubbio ha lasciato un vuoto nel mio animo, nel mio cuore, un vuoto che tua mamma, nella sua saggezza, mi ha rivelato. Per mezzo delle sue tribolazioni  lei mi ha fatto vedere l'errore della mia decisione.

Tua mamma ha una bellissima percezione di quanto prezioso saresti stato.

So che c'è stato un motivo per il tuo concepimento.
Forse è stato per aiutarci a capire il vero significato della vita, e quanto essa sia preziosa.

Perdonami, per favore. Sento ogni giorno la tua presenza, e so che un giorno, presto, saremo uniti.

- Il tuo padre amorevole



Ritrovare la "paternità persa":
Inizia una conversazione riguardo gli uomini e l'aborto volontario

(Gennaio 2008)

Parte I

da Olivia Gans 
direttrice di "American Victims of Abortion"

_______

Parte II
da
John E. Schuessler, giornalista, Milwaukee, WI
 e Dave Andrusko, giornalista, Washington, DC



Testimonianza di Maurizio



Testimonianza di Giuliano


 
Paolo racconta la sua esperienza
di aborto spontaneo:

 "Ho sperimentato personalmente l'immane tragedia dell'aborto, anche se nella sua variante spontaneo, quando mia moglie ha perso il nostro desiderato terzo figlio, quando lui aveva solo otto settimane... è stato, ed in parte lo è ancora, un dolore immane...."   Lettera pubblicata in  "Aborto? No grazie" (Libro del Foglio, Volume Terzo, 2008), p. 166.


E un altro Giuliano condivide con noi
una poesia:

 
Una giovane signora a me molto cara ebbe un aborto spontaneo. Così scrissi questa poesiola, pubblicata sul Corriere della Sera:
Fantasmino, sull'orlo del bicchiere
tutte le notti luccicando balli
fai le capriole nuoti giri stuazzi
nella tua fresca nostalgia dell'acqua.
Non dimentico sai quel bel ritratto
in grigiochiaro nell'ecografia
di millimetri sette un po'sfocato.
Di chi avevi paura? La tua mamma
guardando la vetrina sorrideva:
questo golfetto gli starebbe bene.
Ti spaventava l'alba, piccoletto,
e mi vieni a trovare quando dormo.


Lettera pubblicata in  "Fate l'amore, non l'aborto" (Libro del Foglio, Volume Primo, 2008), p. 249.



"Siamo la prima società che ha legalizzato l'omicidio di un bambino.
La stessa società che risparmia la vita a un criminale accertato,
battendosi contro la pena di morte, uccide legalmente un essere indifeso.
Accettato l'aborto, nell'inconscio di uomini e donne
passa l'idea della violenza quotidiana, intima, familiare.

Se si può esercitare violenza su un essere inerme, il resto viene da sè.
E' come il nullaosta alla violenza.
A quel punto, l'uccisione è accanto a te come un'opzione praticabile....

L'aborto trasmette in casa un virus: a livello inconscio, rende praticabile l'uccisione
anche in un ambito intimo e domestico come la famiglia,

luogo una volta considerato sacro e intoccabile.
Se l'uccisione non è più percepita come uccisione, salta tutto: il sacro della vita, il sacro della famiglia...

Se la famiglia è fragile, se non è più sacra (anche in sense laico),
la famiglia può essere distrutta in ogni momento.

C'è spazio per l'opzione della violenza.
Ciò che una volta era intoccabile, adesso è toccabilissimo.....
...Gli ultimi studi americani dimostrano
che la maggior parte
dei casi difficili - tossici, suicidi, carcerati, malati mentali - nasce trai i figli cresciuti senza padre,

cioè in famiglie distrutte...."



- Da un'intervista a
Claudio Risè, a cura di Cristiano Gatti, da "Il Giornale", 22 dicembre 2007


In arrivo nel 2016:

Un lutto tabù: Gli uomini e l'aborto volontario
Padri dimenticati: Gli uomini e l'aborto volontario

Dove ho trovato la guarigione dopo l'aborto? Nel Credo della Chiesa Cattolica

Dolore segreto: anche gli uomini possono soffrire
Quasi un papà....:
la paternità abortita


 
 


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A volte l'esperienza di un aborto può creare intense emozioni che forse non potete gestire adeguatamente da soli.
In caso di necessità rivolgetevi ad un professionista abilitato.
 
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