Progetto Rachele
Uomini
"Cristo è una forza capace di cambiare tutta la personalità.
Pur
restando la persona di prima,
l'uomo toccato da Cristo diventa capace
di gioia, umiltà, tenerezza, paterno sacrificio di se.
Tutto riacquista
il suo peso reale, quello stabilito da Dio."
(Mostra sulla vita di San Paolo, che ha girato l'Italia durante
l'anno giubilare paolino 2008-09)
Introduzione ad una
realtà poco discussa:
La sofferenza silenziosa degli uomini dopo
l’aborto
L’apostolato del Progetto Rachele è nato 25 anni fa negli
Stati Uniti a causa
delle
storie che le donne hanno raccontato circa la ferita che
esse hanno sofferto dopo l'esperienza dell'aborto procurato.
Sin dall'inizio c'erano sempre alcuni uomini che chiamavano per parlare
della loro partecipazione negli aborti.
Attualmente, sempre più uomini si rivolgono ai
Progetti Rachele, e sempre più uomini partecipano, da soli
oppure
con la propria fidanzata, moglie o figlia, ad una consulenza di
coppia oppure ad un altro percorso di recupero e guarigione
post-aborto. Insomma, gli uomini
cominciano a riconoscere che anche loro vengono toccati,
spesso
profondamente, da quest'esperienza. L'uomo può aver spinto a
favore della scelta di interrompere una o più gravidanze.
Oppure può aver perso un
figlio contro la propria volontà o attraverso la propria
passività davanti alla scelta abortiva della donna.
Sia che vengano raccontate all’interno dei Ritiri spirituali,
dei
gruppi di supporto, in Internet, nelle riviste e nei libri pubblicati negli Stati
Uniti (Men and Abortion: A Path To Healing, C.T. Coyle, 1999) e in Italia (Ma questo è un
figlio:
Testimonianze dal dramma dell’aborto, Gribaudi, 2007), e in altri Paesi nel mondo, le lotte interiori degli uomini coinvolti nell'aborto cominciano
ad emergere. Persino coloro che difendono il diritto di una donna di
scegliere di abortire parlano di dolore, tristezza, confusione e lotta
per convivere, come individuo e come coppia, con i postumi di uno dei più comuni interventi
chirurgici effettuati nel mondo.
Qui in Italia, nel 2013 è stato pubblicato il primo libro sull'IVG e gli uomini:
"Sono un papà mancato,
omicida per incoscienza, viltà e conformismo.
Dalle mi parti c'è un sacerdote semplice che "battezza" i bambini abortiti.
Il mio si chiama Giuseppe."
- Mario (Fate l'amore, non l'aborto, lettere al Foglio quotidiano, Vol. 1, p. 322)
"Sento una grande perdita per il bambino che avrei potuto avere.
Quella
decisione che ho preso, di abortire,
senza dubbio ha avuto un
impatto sulla mia vita presente.
Per la grazia di Dio ho
elaborato i miei sentimenti di colpa,
ma il dolore e la perdita di un
bambino ci sarà sempre."
- Un uomo che ha partecipato all'aborto volontario
Una volta trovato uno spazio sicuro e accogliente, anche gli
uomini raccontano dolorose storie di mesi, anni, e persino decadi di confusione e
sofferenza
silenziosa dopo l’aborto. Infatti, nell'ultimo anno hanno avuto
luogo a San Francisco e a Chicago i primi due convegni nazionali sul
tema "Men and Abortion," ossia, gli uomini e l'aborto volontario.
Lì si sono incontrati psicologi, medici, giornalisti, sacerdoti
e soprattutto gli uomini stessi che hanno partecipato all'aborto
volontario. Come disse un uomo della California, "La mia fidanzata ha subito l'aborto, ma io l'ho scelto."
Insomma, non sono più soltanto le donne, ma anche gli
uomini, che escono dal buio del silenzio a raccontare ciò
che hanno vissuto con questa procedura. C'è una
fraternità crescente di uomini che scoprono che la loro "paternità persa"
ha lasciato in loro stessi e nei loro rapporti affettivi profonde tracce. Questi uomini scoprono che l'affrontare il
doloroso capitolo dei loro aborti può generare la
forza per vivere più pienamente la propria realtà personale, familiare, professionale e spirituale.
Nel mondo cattolico e nelle altre comunità cristiane, sempre
più uomini
stanno esaminando e vanno riconoscendo il proprio ruolo e la propria
responsabilità per uno
o più aborti. Sempre più uomini coraggiosamente trovano
l'onestà di
confessare la propria partecipazione negli aborti che le loro
partner o mogli hanno subito. Sempre più uomini scoprono una grande forza in
tale esame di coscienza, e anche nella confessione sacramentale.
Da tale riconoscimento spesso cominciano a risanarsi tante ferite
personali e matrimoniali, e vengono superate tante difficoltà di coppia e di
famiglia.
Gli uomini ancora single a volte arrivano al punto di
comprendere che la loro esperienza dell'aborto ha creato una tendenza
ad "abortire" la propria vita o altri rapporti affettivi, così impedendo la formazione di una vita
familiare fondata sulla cura per l'altro.
Vi incoraggiamo a consultare http://www.claudio-rise.it per ulteriori riflessioni.
Se tu hai perso un figlio a causa di un aborto procurato, sia per tua
scelta sia contro la tua volontà, e ne provi le conseguenze
dolorose, devi
sapere che non sei solo. Anche gli uomini spesso lottano con i
postumi dell'aborto.
Ci sono delle risorse scritte e delle persone che ti possono aiutare a
trovare speranza, e a camminare, passo a passo, verso un
recupero.
"Dieci anni fa (quando avevo 18 anni) la ragazza con cui uscivo in quel tempo rimase incinta.
La mia posizione fu chiara da subito (nonostante lo stordimento):
per me avrebbe dovuto abortire.
Lei provò a chiedermi "se...", "per caso...", "forse...".
Ma io dall'alto dei miei 18 anni non avevo neanche preso in considerazione la possibilità.
Oggi ho 28 anni e sono padre di una bambina di 1 anno e mezzo.
Spesso quando la guardo mi domando CHI sarebbe oggi quel bambino/a di 10 anni
e questo pensiero mi lascia senza fiato (e con molta amarezza)."
- Simone di Genova (Fate l'amore, non l'aborto, lettere al Foglio quotidiano, Vol. 1, p. 369-370)
L'aborto volontario: la decisione più solitaria
C.T. Gent, Marzo 2001, nel mensile maschile Gear
"Ci sono delle donne che affrontano l'aborto a denti stretti e poi..... è finito e sono
felici..... o almeno ti dicono che è così, e se sei maschio,
davvero non ti diranno molto.
E' probabilmente la decisione più solitaria che mai prenderanno.
Nessuno parla dell'aborto in termini brillanti. Non è
qualcosa di cui le donne - almeno le donne che io conosco - sono
orgogliose, e certo la società non sostiene il paradigma del feto abortito come segno delle tue buone
opere...
Io avevo 21 anni e lei ne aveva 25 e stavamo sopravvivendo
mangiando solo spaghetti.... senza condimento. Avevamo convissuto
prima, e non era
andato bene...
Lei era alla 10ma settimana quando abbiamo saputo della
gravidanza... Due giorni dopo lei è andata per un'ecografia,
ha ritenuto la copia delle foto - sembrava una macchia fatta da un radar, era un
feto, già con le braccia e gli occhi e un cuore che batteva...
Lei voleva il bambino, ma tutti erano contro di lei - io, i suoi
genitori, le sue amiche, la consulente della clinica, quella che ricordo era seduta dietro la grande scrivania di
legno massiccio con il tappetto rosso davanti.
Lei non ha mai alzato la voce per dirlo: Voglio il mio bambino.
Nel taxi, tornando a casa dopo l'aborto, non abbiamo detto niente. Ci
siamo seduti ai lati opposti della macchina.... Le chiesi se stava bene.
Mi disse di andarmene.
Dopo ciò non c'è stato più dialogo per molti mesi, dato che lei era in uno stato di lutto...
E' stata la fine di qualcosa fra noi - da parte sua,
quest'episodio aveva ammazzato la fiducia e la speranza, e da
parte mia, l'unica
cosa che sentivo era il suo risentimento e la sua amarezza e
questo mi spinse via...."
Nella sua sua autobiografia (Crederci sempre, arrendersi mai)
Simona
Ventura confessa di aver abortito a 19 anni:
"Dopo il mio primo
rapporto sessuale rimasi incinta.
Decisi di abortire, una scelta
sofferta che non rifarei più nella vita.
Un'esperienza traumatica
capitata pochi mesi prima dell'esame di maturità.
Mio padre non
lo sa ancora
e il padre di quel bambino non lo saprà mai."
(La
Stampa, 7 aprile 2008)
Testimonianza di Francesco
"[...] Pochi giorni fa, nel disfare il presepio, riponendo Gesù
nella scatola, mi sono ricordato che le mie mani, oltre una statuina,
potrebbero accarezzare anche una bambina di quasi tre anni. Mia
figlia...
E' un suono che non mi è familiare... Mia
figlia... perfino dissonante. Ma ogni volta che lo sento, ha la forza
di rapirmi, lasciandomi lì, incantato e imbambolato a rimuginare
come si sarebbe evoluta la mia vita se non avessi abortito, e come
questa è cambiata dopo quell'opisodio.
Se non avessi abortito... Mi han fatto notare come
sia strano sentirlo dire da un ragazzo. In questi casi si pensa sempre
alla donna, perché quel fiore sboccia nel suo grembo. Ma un
fatto naturale non può certo esimere l'uomo dalle proprie
responsabilità di padre. Da che mondo è mondo, volenti o
nolenti, più o meno desiderati, i bambini sono frutto
dell'incontro di due persone.
Questa complicità investe uomo e donna
mettendoli accuratamente sullo stesso piano. Livella uniformemente
diritti e doveri. ... Troppo spesso il padre si astiene da qualsiasi
decisione, quando queste dovrebbero riguardare entrambi. Troppo spesso
il padre se ne lava le mani. ...
Mia figlia.
Come tutto è cambiato!
Sembra siano passati lustri, anziché poco
più che tre anni. Io ne avevo venti e lei diciotto, quando
nell'agosto del '96 si accorse di essere incinta. Due ragazzini
catapultati senza preavviso nei problemi dei grandi, inchiodati spalle
al muro da un evento troppo sproporzionato a quelle che erano le nostre
capacità di allora. Impensabile dirlo ai genitori. Sotto questo
profilo avevo storie simili. Quando un bambino torna a casa dall'asilo
e trova i genitori che urlano, si tirano i capelli... un bambino
difficilmente racconterà quello che ha fatto al mattino a
scuola. Molto probabile che si abitui a tenere le cose dentro e ad
avere paura di esternarle. Facile, anche, che cominici a dire qualche
bugia. Come affrontare certi temi, quando è imbarazzante perfino
parlare di pallone?
Lei abita in provincia dove io trascorro le vacanze.
Paese piccolo, gente che mormora, pochi veri amici... Io, invece, ho la
fortuna di conoscere innumerevoli persone dalle qualità immense,
ma in quelle condizioni, lontano da casa, mi sono scordato di tutto e
di tutti. Completamente. Come piangeva la mia principessa! Come
piangeva! Non potrò mai dimenticare. Soli e ignari in questo
enorme circo che è la vita. Trasportati e guidati dall'impetuosa
corrente di ignoranza ed egoismo. Primi di settembre '96! Ciao
piccolina, ci rivediamo in Paradiso.
Il suo ultimo anno di scuola, la patente, almeno una
soddisfazione, la mia ignoranza, il tutto, ancora una volta, troppo
grande per ripensare... hanno accantonato quel ricordo. I nostri
pensieri maturavano discordanti per conto loro. L'anno dopo lei mi ha
lasciato ed io sono precipitato in un baratro che credevo senza fine.
Morto. Spento. Completamente disattivato. Niente di più e niente
di meno di quanto raccontano queste ragazze (le altre
testimonianze...). Stesse grida, stesse ore passate a rotolarmi sul
pavimento, stessa voglia di strapparmi il cuore. Non ci siamo
più sentiti. Ho perso i suoi pensieri per sempre. Due anni nel
buio più totale. Ed ora, pervaso da una tempesta di energia. ...
L'unica certezza che ho è la croce, che comunque basta e avanza,
ma è l'unica certezza. ... [P]er mezzo di Gesù
venne la Grazia... non c'è niente più grande della croce.
Nemmeno un aborto.
Quei bambini sono dei martiri. ...
... Ho anche
capito che è così facile fare del male quando si vogliono
imporre le cose, pur quanto buone esse siano!"
Righe estratte dal libro Ma questo è un figlio: testimonianze del dramma dell'aborto (Gribaudi, 2007), a cura di Giuseppe Garrone.
Parole di un padre di un bambino abortito
dopo aver fatto un percorso di guarigione:
A mio figlio,
Sono passati molti anni dal momento in cui sei stato concepito.
Per molti anni ho sentito dolore. Ero in lutto per te.
La consapevolezza della tua esistenza mi ha lasciato stordito e paralizzato.
Mi sono chiesto se io e tua madre avevamo la forza, la saggezza
e il desiderio di farti nascere.
In quel momento ho esitato
e questo dubbio ha lasciato un vuoto nel mio animo, nel mio cuore, un
vuoto che tua mamma, nella sua saggezza, mi ha
rivelato. Per mezzo delle sue tribolazioni lei mi ha fatto vedere l'errore della mia
decisione.
Tua mamma ha una bellissima percezione di quanto prezioso saresti stato.
So che c'è stato un motivo
per il tuo concepimento.
Forse è stato per aiutarci a capire il
vero significato della vita, e quanto essa sia preziosa.
Perdonami, per favore. Sento ogni giorno la tua presenza, e so che un giorno, presto, saremo uniti.
- Il tuo padre amorevole
Ritrovare la "paternità persa":
Inizia una conversazione riguardo gli uomini e l'aborto volontario
(Gennaio 2008)
Parte I
da Olivia Gans
direttrice di "American Victims of Abortion"
_______
Parte II
da
John E. Schuessler, giornalista, Milwaukee, WI
e Dave Andrusko, giornalista, Washington, DC
Paolo racconta la sua esperienza
di aborto spontaneo:
"Ho sperimentato
personalmente l'immane tragedia dell'aborto, anche se nella sua
variante spontaneo, quando mia moglie ha perso il nostro desiderato
terzo figlio, quando lui aveva solo otto settimane... è stato,
ed in parte lo è ancora, un dolore immane...."
Lettera pubblicata in "Aborto? No grazie" (Libro del Foglio, Volume Terzo, 2008), p. 166.
E un altro Giuliano condivide con noi
una poesia:
Una giovane signora a me molto cara ebbe un aborto spontaneo. Così scrissi questa poesiola, pubblicata sul Corriere della Sera:
Fantasmino, sull'orlo del bicchiere
tutte le notti luccicando balli
fai le capriole nuoti giri stuazzi
nella tua fresca nostalgia dell'acqua.
Non dimentico sai quel bel ritratto
in grigiochiaro nell'ecografia
di millimetri sette un po'sfocato.
Di chi avevi paura? La tua mamma
guardando la vetrina sorrideva:
questo golfetto gli starebbe bene.
Ti spaventava l'alba, piccoletto,
e mi vieni a trovare quando dormo.
Lettera pubblicata in "Fate l'amore, non l'aborto" (Libro del Foglio, Volume Primo, 2008), p. 249.
"Siamo la prima società che ha legalizzato l'omicidio di un
bambino.
La stessa società che risparmia la vita a un criminale
accertato,
battendosi contro la pena di morte, uccide legalmente un
essere indifeso.
Accettato l'aborto, nell'inconscio di uomini e donne
passa l'idea della violenza quotidiana, intima, familiare.
Se si
può esercitare violenza su un essere inerme, il resto viene da
sè.
E' come il nullaosta alla violenza.
A quel punto,
l'uccisione è accanto a te come un'opzione praticabile....
L'aborto trasmette in casa un virus: a livello inconscio, rende
praticabile l'uccisione
anche in un ambito intimo e domestico come la
famiglia,
luogo una volta considerato sacro e intoccabile.
Se
l'uccisione non è più percepita come uccisione, salta
tutto: il sacro della vita, il sacro della famiglia...
Se la famiglia
è fragile, se non è più sacra (anche in sense
laico),
la famiglia può essere distrutta in ogni momento.
C'è spazio per l'opzione della violenza.
Ciò che una
volta era intoccabile, adesso è toccabilissimo.....
...Gli ultimi
studi americani dimostrano che la maggior parte
dei casi difficili -
tossici, suicidi, carcerati, malati mentali - nasce trai i figli
cresciuti senza padre,
cioè in famiglie distrutte...."
- Da un'intervista a Claudio Risè, a cura di Cristiano Gatti, da "Il Giornale", 22 dicembre 2007
In arrivo nel 2016:
Un lutto tabù: Gli uomini e l'aborto volontario
Padri dimenticati: Gli uomini e l'aborto volontario
Dove ho trovato la guarigione dopo l'aborto? Nel Credo della Chiesa Cattolica
Dolore segreto:
anche gli uomini possono soffrire
Quasi un papà....:
la paternità abortita
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di un professionista abilitato.
A volte l'esperienza di un aborto può creare intense emozioni che forse non potete gestire adeguatamente da soli.
In caso di necessità rivolgetevi ad un professionista abilitato.
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