Progetto Rachele
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"C'è un posto in una donna
che nessun uomo
ha mai conosciuto.
Un posto toccato solo
da Dio e da poche anime coraggiose
che camminano con lei..."


Alla donna che ha vissuto l'aborto volontario e ha trovato questa pagina:

Benvenuta, cara amica ...

Ci sono delle esperienze nella vita che restano sempre con te, le esperienze che ti cambiano per sempre. Per molte persone l'aborto volontario è una tale esperienza.

In questo momento può essere che tu stia lottando, oppure no, con la realtà del tuo aborto o dei tuoi aborti. Riconosco che ci potrebbero essere diversi sentimenti nel tuo animo. Così come ogni persona è unica, anche la reazione ad un aborto è unica. Qualsiasi cosa tu stia provando in questo momento, qui sei la benvenuta.
Non siamo qui per giudicarti, ma per aiutarti.



Molte persone che sentono per la prima volta parlare di una iniziativa sponsorizzata dalla Chiesa Cattolica per accompagnare le persone che hanno vissuto l'aborto volontario
, naturalmente si chiedono com'è nata tale iniziativa. Permettimi, allora, di condividere con te alcune esperienze che hanno condotto alla fondazione del Progetto Rachele americano, e di quello che attualmente si sta sviluppando qui in Italia.

La fondatrice del Progetto Rachele originale, Victoria Thorn, aveva
una cara compagna di scuola che veniva da una famiglia difficile.  Due volte quest'amica è rimasta incinta
fuori dal matrimonio. La prima volta ha dato alla luce il bambino e lo ha dato in adozione. La seconda volta, tanto le leggi come la cultura erano cambiate, cosicchè lei ha avuto un aborto. Negli anni dopo l'aborto, quest'amica ha lottato molto con la depressione e l'auto-punizione, con un senso di essersi allontanata da Dio e da se stessa. Diceva sempre: "Posso vivere con l'adozione. Non posso vivere con l'aborto."



I vescovi americani avevano già previsto nel loro primo "Programma Pastorale per la Vita" del 1975 un grande bisogno di una risposta pastorale al numero sempre crescente di donne che, con la legalizzazione di due anni prima, facevano ricorso all'aborto. Thorn è andata dal suo Vescovo e gli ha raccontato della sua amica.. Da lui ha ricevuto il permesso di dare il via ad una iniziativa con lo scopo di ascoltare le persone post-abortive e invitarle a fare un'esperienza della Misericordia di Gesù. Quest'inizativa, anche se pienamente cattolica, sarebbe stata aperta a tutti.

Io, Monika Rodman, collega per molti anni della Signora Thorn, dopo aver lavorato 12 anni nel campo del post-aborto negli Stati Uniti, ora mi trovo in Italia. 
Già venti anni fa sentivo parlare di questa iniziativa che dava un aiuto alle donne che avevano abortito.

Alcuni anni dopo, due miei amici - una donna e un uomo - hanno condiviso con me le loro rispettive esperienze dell'aborto. Sono stata profondamente colpita dal dolore nascosto che portavano dentro.




La mia amica aveva avuto un aborto durante l'ultimo anno di scuola superiore. E' rimasta incinta pochi mesi prima della maturità, un periodo nel quale si stava preparando per iniziare gli studi in una delle più famose università cattoliche degli Stati Uniti. 
Veniva da una famiglia molto cattolica, e non voleva far soffrire i suoi genitori. Quindi, accompagnata da un'amica, è andata ad abortire. Pochi anni dopo essersi laureata, lottava con un disturbo alimentare che era iniziato pochi mesi dopo l'aborto. Il suo fidanzato, appena sei mesi prima del loro matrimonio, le disse, "Mi addolora molto vederti soffrire così... penso che possa essere legato all'aborto che hai avuto.... dobbiamo cercarti un aiuto." Poche settimane dopo lui vide un depliant del Progetto Rachele in una parrocchia. Lui chiamò il numero indicato.

Nei mesi successivi, lei fece, con l'appoggio del fidanzato, un percorso di guarigione che si è concluso con una Messa di Commemorazione per la figlia abortita, a cui è stato dato il nome Gemma. Dopo molti anni di rimorso e autopunizione, questa mia amica ha smesso di farsi male, si è sposata in Chiesa con quel ragazzo, e ha avuto 3 altri figli. Per mezzo del Progetto Rachele ha trovato non solo una nuova vita, ma un nuovo senso della fede e soprattutto della Misericordia di Dio.



Ho anche un amico che è stato coinvolto due volte nell'aborto. La prima volta lui e la sua fidanzata avevano discusso su cosa avrebbero fatto se avessero concepito. Avevano programmato o di sposarsi o di dare il bambino in adozione. Quando è stata scoperta la gravidanza, però, il mio amico non si sentiva più in grado di sposarsi e diventare padre, e ha rifiutato di farlo. Invece, ha accompagnato la fidanzata ad abortire. Lei crollò nei giorni successivi, e il rapporto è finito pochi mesi dopo. Non dimenticherò mai ciò che mi ha detto quel 14 di febbraio, precisamente due mesi dopo l'aborto: "L'aborto lo ha subito lei, ma l'ho scelto io."

Dopo non aver visto quest'amico per alcuni anni, ho ricevuto una sua chiamata. Mi ha confessato una seconda esperienza di aborto: quando la nuova fidanzata è rimasta incinta, lei subito parlava dell'aborto. Il mio amico la pregava di non farlo, dicendo che lui,
avendo molta flessibilità nel lavoro e volendo far nascere questo suo figlio,
avrebbe tenuto il bambino. Nonostante la sua insistenza, lei ha proseguito con l'aborto da sola. Lui mi disse, "Questa volta ho lottato per la vita di mio figlio." Sono rimasta profondamente colpita da quanto dolorose sono state tutte e due le esperienze per lui. Subito ho visto che l'aborto non è solo una questione "di donne" ma un'esperienza umana che coinvolge, e può lasciare delle profonde tracce, tanto nei padri come nelle madri del bambino mai nato.



Quello che speriamo di fare con questo sito web e con le iniziative future è aiutare le donne, gli uomini e le famiglie toccate dall'aborto a trovare la riconciliazione e la guarigione interiore che può restaurare la speranza e trasformare la vita dopo l'aborto volontario. Attualmente io e mio marito (italiano) stiamo formando una rete di collaboratori che sentono lo stesso desiderio di riportare la speranza alle persone che forse l'hanno persa nel dramma dell'aborto volontario. Mentre la rete lentamente si sviluppa nelle prime diocesi italiane, siamo lieti di annunciare l'arrivo, già da Luglio 2010, dei ritiri spirituali in formato weekend della Vigna di Rachele.

Questa è un po' della storia che ha condotto alla creazione di questa iniziativa e di queste pagine.

La nostra intenzione non è di dare per scontato che chiunque le consulti stia lottando con dei postumi dopo l'aborto. Alcune donne sembrano poter convivere con quest'esperienza e continuare con le loro vite.
A loro diciamo: Pace e Bene.

Altre - penso che siano molte - vivono quest'esperienza con sofferenza, anche se essa è spesso taciuta. 
A coloro che stanno provando delle difficoltà dopo un aborto - o più di uno - diciamo: C'è speranza!

Alle donne che stanno già percorrendo un cammino di recupero e di guarigione: Speriamo di fornirvi qualche informazione e qualche aiuto di cui avete bisogno per continuare questo percorso.
Ci sarà sempre un posto nel vostro cuore dove ricorderete questa esperienza e questo bambino, ma potrete andar avanti con una nuova visione di ciò che avete vissuto.



Siccome il Progetto Rachele si sta appena sviluppando qui in Italia, vogliamo comunicarvi che a questo punto non è ancora presente una struttura attiva del Progetto.  Perciò non è sempre possibile dare un riferimento locale per un aiuto in forma di colloquio personale. Però, sono già disponibili i ritiri spirituali della durata di un fine settimana,
della Vigna di Rachele.

Se desiderate più informazione o un ulteriore aiuto, scriveteci a: info.vignadirachele@yahoo.it.


Lodiamo il tuo coraggio per aver letto questo messaggio, o di averlo fatto leggere ad un'amica.
Siete nel nostro cuore.


                                    - Monika e Collaboratori 





Un Messaggio da altre donne che hanno fatto il percorso di guarigione :

"Abbiamo meditato di nuovo su questo bel simbolo della ninfea, metafora della crescita che ognuno di noi ha vissuto per mezzo del nostro cammino di recupero e di guarigione dopo l'aborto volontario.

Questo fiore che cresce dal fango e dal buio verso la luce e la vita, simbolizza il processo coraggioso che abbiamo vissuto e anche testimoniato nelle vite di tante persone con cui abbiamo camminato.

Anche per noi l'esperienza abortiva è stata un capitolo doloroso nella storia della nostra vita; un capitolo, però, che mai si apriva, mai si studiava, di cui mai si parlava. Poi è venuto un momento di crisi: la nascita di un altro figlio, la menopausa, l'infertilità, la malattia, la perdita di un caro oppure di un rapporto affettivo. Gli aborti passati sono riemersi, spesso in un modo totalmente inaspettato, e con essi è emerso un dolore lacerante e debilitante.

E' stato solo nel trovare la grazia di riconoscere ed elaborare un lutto per i nostri figli persi che siamo stati liberati dal dolore che portavamo dentro.

Speriamo che la dolce bellezza della ninfea ti ispiri ad essere tenace nel proprio percorso di guarigione, e nella propria crescita verso la luce e la vita, verso la fede e la speranza, verso la bellezza e la integrità. Vi accompagnamo nel cuore mentre fate questo cammino."


Video-Testimonianza di Alessandra Pelagatti (Aprile 2013)
"Spero che la mia vicenda possa aiutare altre ragazze"




Videotestimonianza di Michela
(in 3 parti, cortesia della comunità Nuovi Orizzonti)

Più testimonianze:
"Credevo fermamente che l'aborto volontario fosse moralmente accettabile"

                                        "L'aborto, il mio nemico"  

                                        "Adesso il mio incubo si chiama Ru486" 





Un Messaggio Speciale dal Santo Padre Giovanni Paolo II:


“ .. Un pensiero speciale vorrei riservare a voi,
donne che avete fatto ricorso all'aborto.
La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito
sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi
s'è trattato d'una decisione sofferta, forse drammatica.

Probabilmente la ferita nel vostro animo non s'è ancor rimarginata.
In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto.
Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento
e non abbandonate la speranza.
Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato
e interpretatelo nella sua verità.

Se ancora non l'avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento:
 il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono
e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.
A questo stesso Padre ed alla sua misericordia
voi potete affidare con speranza
il vostro bambino.

Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti,
potrete essere con la vostra sofferta testimonianza
tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita.
Attraverso il vostro impegno per la vita,
coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature
ed esercitato con l'accoglienza e l'attenzione
verso chi è più bisognoso di vicinanza,
sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell'uomo.”

                 
                   -   Evangelium vitae 99   -



Nella sua sua autobiografia (Crederci sempre, arrendersi mai) Simona Ventura confessa di aver abortito a 19 anni:
"Dopo il mio primo rapporto sessuale rimasi incinta.
Decisi di abortire, una scelta sofferta che non rifarei più nella vita.
Un'esperienza traumatica capitata pochi mesi prima dell'esame di maturità.
Mio padre non lo sa ancora e il padre di quel bambino non lo saprà mai." (La Stampa, 7 aprile 2008)


Testimonianza di un'altra Simona:
 
"A me non sarebbe mai successo. Io ho sempre fatto tutto quello che si doveva fare, mai una cosa fuori posto, brava ragazza, educata, studiosa, laureata a pieni voti (ma commessa bambocciona perchè altro non si trova), volontariato in un orfanotrofio vicino al mare. Questa ero io, e ti dirò, un po' ne andavo fiera. Finchè la vita mi chiama a rapporto, mi dice: "Sei brava e buona? Dimostralo". Un figlio, la cosa più bella che potesse capitarmi, ero felice, non vedevo l'ora di dirlo a tutti. Pensavo, ora che lo dico a Mauro, sai come sarà contento, dopotutto sono "amore mio bello", non può prenderla male, certo è imprevisto, ma saremo in due, faremo qualche sacrificio, anzi siamo in tre, ora trovo le parole giuste e glielo dico. Però mi sa che le parole giuste non le ho trovate. Insulti, minacce, abbandono, ritorno e abbandono di nuovo. Ma come?, non ero "amore mio bello"? No, mi sa di no. Ma io mia figlia la amo, la voglio. Che c'entra la piccola?

Lo dico ai miei, sono sola e spaventata. Non si può, dicono, non ce la farei da sola col mio lavoro, se lui si fosse assunto le sue responsabilità forse, in due magari, ma sola no, non ce la faresti mai. La paura cresce, mi blocca la gola di notte quando invece prima di dormire sorrido e mi accarezzo la pancia. Mentre tutti intorno a me pensano che l'aborto sia l'unica via, io cambio l'alimentazione, smetto di fumare, cammino all'aria aperta e penso al mio futuro in due, glielo racconto alla mia bimba, le parlo e le canto le mie canzoni preferite. Finchè sta con me, penso, deve stare bene (pensa tu quanto è contorto il cervello umano. Ti andrò ad ammazzare ma finchè sei dentro di me non devi temere nulla. O forse sono solo io che sono impazzita, mah...). Al consultorio non mi dicono che c'è chi mi può aiutare (li troverò solo dopo su il-dono.org), nessuno che applichi a dovere la 194 che dice che, se i motivi per cui una donna decide di abortire sono estranei alla sua volontà, lo stato ha il dovere di eliminarli per far sì che la scelta sia davvero libera da ogni costrizione.Con me non hanno applicato la 194.

Io ho firmato e ne pagherò le conseguenze per tutta la vita. L'aborto non è mai una scelta libera e consapevole per il semplice fatto che tu non sei in grado di decidere, hai paura, nessuno ti aiuta, sei sola e tutti ti dicono che non ce la farai mai, che tuo figlio sarà infelice che crescerà senza un padre, che il padre ti rovinerà la vita, che non potrai offrirgli una vita degna, etc. etc.  Degna poi di che? Io amavo mia figlia, la sogno ogni notte ed è il mio ultimo pensiero la sera e il primo della mattina. La mia bambina. Volevo morire dopo l'ivg. Ci ho provato. Niente, nemmeno la signora incappucciata mi ha voluta. E come prima, incinta, non ho trovato supporto, così da madre mancata non ho trovato chi mi aiutasse a superare il trauma. Come nessuno ti dice come starai dopo, così nessuno ti dice cosa puoi fare per non morire anche tu. Solo un gruppo di volontari l'ha fatto, e li ringrazio perchè è grazie a loro che io sono qui, che non mi sono lasciata morire. Ma la strada è tutta in salita. E ho 28 anni. Sono già stanca e debilitata, ogni dolore anche piccolo va a riaprire quella ferita e se penso che la vita sarà tutta così, tutto un susseguirsi di dolori che premono lì dove brucia, lì dove fa male, tanto vale che saluto tutti e arrivederci, non ce la posso fare. Ma mi dicono che la vita non è tutta così. Sarà, vedremo, io intanto vorrei solo tornare indietro, ma non posso.

Questa è, brevemente la mia storia, .... Quello dell'aborto è un argomento troppo spesso taciuto perchè scomodo, perchè contraddittorio, perchè politicamente ed eticamente problematico, ma se ne deve parlare. In modo che altre donne possano evitare l'inferno che ho vissuto e che vivo io  - o quanto meno siano informate di tutte le possibilità che hanno, non c'è mai solo una via d'uscita. Non quando si parla di vita. Non quando si parla di tuo figlio....

Da parte di chi ha sofferto e soffre ancora, grazie, Simona"

Lettera pubblicata in  "Fate l'amore, non l'aborto" (Libro del Foglio, Volume Primo, 2008), p. 239-241.




Testimonianza di Anna

"Mi chiamo Anna (nome fittizio). Anni or sono sono stata autrice di non uno ma ben due aborti. La mia mente progressista, ottenebrata da una corrente di pensiero cattoprogressista non mi permise allora di reflettere sugli omicidi che ho compiuto. Nella mia beata imbecillità credevo di fare qualcosa di naturale che fosse in linea con una latente fede cattolica. Io che non avrei mai fatto male ad una mosca, proprio io che amo gli animali e che fin da piccola non ho mai accettato la pena di morte nemmeno nei confronti del peggiore assassino, io che pensavo le bambole avessero un'anima e non le volevo buttare perché pensavo potessero soffrire, proprio io ho ucciso i miei bambini di mia spontanea volontà.

Nella mia beata ignoranza credevo che in me non vi fosse una vita bensì un qualcosa di inanimato sul quale io potevo decidere se dare o no una vita. Al tempo avevo 20anni c.a e pensavo a divertirmi, al carpe diem, come la maggior parte della gente attorno a me. Ma con il secondo omicidio (è ora di chiamare le cose con il loro nome!) qualcosa fece breccia nel mio torpore di donna senz'anima, ero bella, giovane ed avevo una vita davanti a me, credevo che avrei superato tutto ciò. Ma il buon Dio permise che la mia coscienza si risvegliasse dal sonno indotto per sopprimere in me una vita nascente, non è un embrione, è la vita che ti esplode dentro! ...

Non le dico ... il mio calvario da uno psicologo all'altro, che non risolsero il mio problema. Quello rimaneva in me, una vocina che mi diceva dentro: "sei un'assassina" e la mia voglia di sopprimere me stessa sempre più, il mio "io" non voleva più convivere con un'assassina! I tentati suicidi nella mia vita furono diversi, per grazia Divina mai riusciti, ed ora sono qui ..."

Lettera pubblicata in  "Aborto? No grazie" (Libro del Foglio, Volume Terzo, 2008), p. 313-314.



Testimonianza di Caterina
sull'esperienza di aborto spontaneo:

"Lo scorso 14 dicembre, a quest'ora, l'ecografia mostrava che il battito del cuore di mio figlio non c'era più.Tredici settimane, poco più lungo di 2cm e mezzo. Un mese prima ero stata poco bene, continuavo a tossire, ma due ecografie ravvicinate sbirciavano un bambino (non chiamatelo feto o embrione o entità - state parlando di mio figlio non del vostro) che "se ne frega se tu hai la tosse, lui sta benissimo": era raddoppiato e il cervello si era ingigantito. Ma ora è morto.

All'ospedale per il raschiamento mi fanno delle cure per rilassare l'utero: vedo il sangue e comincio a dirgli addio. O meglio arrivederci, perché sono sicura che prima o poi lo rivedrò, che lui non è solo quello che hanno incenerito dopo l'intervento. La mia casa mi sembra vuota al ritorno e il mattino successivo mi sveglio ed è tutto diverso: sono solo io. Mi manca.

Lunedì ricominicio il lavoro dopo le feste, rileggo le email lasciate senza risposta, riapro file e riprendo cose lasciate a metà: tutto è come prima, eppure tutto è diverso da prima. Questo bambino è arrivato dopo cinque mesi di matrimonio, senza cercarlo né evitarlo, è stato un regalo e ringraziamo..."
Lettera pubblicata in  "Aborto? No grazie" (Libro del Foglio, Volume Terzo, 2008), p. 100-101.
 




Una poesia di Antonia Pozzi riguardo l'esperienza dell'aborto spontaneo:

Sei rimasto laggiù
con i morti
con i non nati
con le acque sepolte
all'alba già spenta al lume
delle ultime stelle:
non occupa ora terra
ma solo cuore
la tua invisibile bara



Potete vedere ancora più testimonianze nei libri suggeriti sulla pagina Articoli e Libri.





Seguiranno altre testimonianze...
 

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